Allarme negli ospedali Italiani è corsa alla pensione per medici e infermieri.

A Roma durante il tavolo di confronto sul Patto per la Salute, la Fiaso (Federazione delle Aziende Ospedaliere) sono emersi dati molto allarmanti. L’attenzione è sugli ospedali: Quota 100 sta svuotando gli ospedali Italiani, in 5 mesi migliaia di uscite anticipate dal lavoro.

Tantissimi tra medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici che hanno approfittato dell’uscita anticipata Quota 100. Gli effetti di questa decisione iniziano a farsi sentire.
I pensionamenti dovuti a Quota 100 nel solo mese di maggio negli ospedali Italiani sono 5.325.

Vediamo nel dettaglio su 5.325 pensionamenti anticipati dovuti a Quota 100 i numeri per categorie:

  • 682 Medici
  • 1.009 Infermieri
  • 352 Operatori Socio-sanitari
  • 1.70 Amministrativi
  • 2.212 di cui molti Tecnici

È un brutto colpo per un motore già appesantito dalla mole di lavoro, in cui manca sempre personale.

Carlo Ripa di Meana sottolinea così l’allarme della Fiaso:

“Quota 100 rischia di far aumentare del 24% i pensionamenti anticipati del personale sanitario accentuando le criticità già esistenti e mettendo in discussione l’offerta assistenziale, al punto da porre le aziende sanitarie nella condizione di dover individuare soluzioni per scongiurare l’interruzione di pubblico servizio”.

La Federazione delle Aziende Ospedaliere ha condotto un’analisi sul 50% delle Aziende Sanitarie Pubbliche, sono emersi alcuni dati allarmanti.
la Fiaso ha riscontrato un aumento significativo di pensionamenti anticipati:

  • +33% degli Amministrativi
  • +26% degli Operatori socio-sanitari
  • +20% degli Infermieri
  • +16% di Medici

A questi numeri si aggiungono i pensionamenti di Opzione donna. Negli Ospedali Italiani i prepensionamenti Opzione donna sono 589 (di cui 36 medici, 189 infermieri, 40 operatori socio-sanitari, 11 amministrativi).

Nel 2019 il 30% dei pensionamenti è dovuto a Quota 100 e Opzione donna. In merito precisa Ripa di Meana:

“A fronte di questa situazione Fiaso ha presentato al tavolo una serie di proposte. Nel breve riteniamo necessario l’aggiornamento del percorso di specializzazione, consentendo anche alle aziende sanitarie di stipulare direttamente ulteriori contratti rispetto a quelli banditi annualmente dalle Università. In secondo luogo, in caso di oggettiva impossibilità a garantire i servizi, abbiamo proposto la stipula di incarichi libero-professionali per i periodo strettamente necessario, ricorrendo a medici in quiescenza o abilitati alla professione anche se non ancora specializzati”.