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Un Paese che vive ormai a debito fisso
Secondo i più recenti dati dell’Osservatorio Facile.it – Prestiti.it e del Rapporto Experian 2025, gli Italiani sempre più indebitati rappresentano oggi una tendenza strutturale, non più contingente. I prestiti personali registrano un aumento del +13,2% su base annua, mentre il fenomeno del Buy Now Pay Later (BNPL) — “compro ora, pago dopo” — esplode con un +69%, coinvolgendo anche le fasce anagrafiche più mature, oltre i 60 anni.
Il ceto medio, storicamente considerato pilastro della stabilità economica del Paese, appare ora fragile e dipendente dal credito. La richiesta media di un prestito personale supera i 10.400 euro da restituire in 63 rate, a conferma che per molti nuclei familiari l’indebitamento è diventato una necessità ordinaria e non un evento eccezionale.
Il credito non è più emergenza: è quotidianità
Sempre più evidenze mostrano che gli Italiani sempre più indebitati non chiedono prestiti per desideri aspirazionali, ma per coprire spese essenziali.
Le finalità più richieste:
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32% liquidità generica per far fronte a spese immediate
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17,3% per auto usate
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17,2% per consolidamento debiti
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12% per ristrutturazioni domestiche
Ancor più significativo: il credito finalizzato cresce soprattutto per smartphone e beni tecnologici, segnalando che anche la normalità digitale diventa un costo da dilazionare. Il fenomeno degli Italiani sempre più indebitati non riguarda quindi solo investimenti, ma la gestione della vita di tutti i giorni.
Salute a rate: l’indicatore che preoccupa di più
Un segnale particolarmente inquietante è il ricorso crescente ai prestiti sanitari, che arrivano ormai al 5% del totale, contro il 3,5% del 2017. L’importo medio richiesto per la salute supera i 5.800 euro, spalmato in 53 rate. Per molti Italiani sempre più indebitati, persino il mantenimento della salute richiede ormai un piano di finanziamento.
Visite mediche, odontoiatria, fisioterapia: tutto viene pianificato come un acquisto programmato, segno di un sistema sanitario pubblico sotto pressione e di una classe media che non può più permettersi di aspettare.
Mutui stabili, ma sorprende l’avanzata dei giovani
Sul fronte dei mutui la situazione appare stabile: +0,8% su base annua, con tassi medi intorno al 3,66%. Sorprende però la crescita della Generazione Z (18-29 anni), che pesa ormai per oltre il 15,8% delle nuove richieste.
Un paradosso: i giovani entrano nel mercato immobiliare proprio mentre gli Italiani sempre più indebitati diventano la norma.
Aumentano le truffe: la fragilità attira i predatori
L’espansione del credito digitale ha generato anche un aumento delle truffe. Quasi 900mila italiani nel 2024 sono stati vittime o bersaglio di frodi legate ai prestiti, soprattutto online.
La conferma ulteriore che gli Italiani sempre più indebitati sono oggi anche più vulnerabili.
Il rischio è strutturale: stiamo normalizzando il debito
L’Italia sta entrando in una fase storica in cui vivere a debito non è più un’emergenza, ma la normalità. Gli Italiani sempre più indebitati non cercano più il prestito come eccezione, ma come leva sistemica per mantenere stabilità familiare e dignità sociale.
Questa dipendenza dal credito ha un duplice effetto: da un lato sorregge i consumi e quindi l’economia nazionale, evitando un rallentamento immediato; dall’altro rimanda nel tempo il problema della sostenibilità finanziaria personale, spostando progressivamente in avanti il punto di rottura. In altre parole, non si rinuncia al presente, ma si ipoteca sempre di più il futuro.
Gli analisti economici parlano apertamente di rischio sistemico: se tale comportamento dovesse consolidarsi ulteriormente, l’Italia potrebbe ricalcare la traiettoria degli Stati Uniti dei primi anni Duemila, quando l’accesso facile e normalizzato al credito generò una dipendenza cronica dal debito. All’inizio appariva come una forma di libertà finanziaria, ma nel tempo si trasformò in una trappola lenta e silenziosa, dalla quale intere fasce sociali non riuscirono più a liberarsi.
È lo stesso scenario che portò gli Stati Uniti degli anni Duemila a trasformare il debito da strumento di libertà a trappola sociale irreversibile.
E la domanda diventa inevitabile: fino a quando?

