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È in atto la riunione per discutere sul tema contratti e aumento degli stipendi per i dipendenti pubblici.
Sono tanti i temi da affrontare, come i permessi, malattia o la legge 104. Il nodo principale riguarda le risorse per l’aumento degli stipendi, infatti al momento i fondi non permettono di affrontare positivamente il rinnovo tanto sperato.
Per quanto riguarda il tema dell’aumento di 85 euro anche l’Aran si esprime spiegando che più volte è stato trattato l’argomento in sede di riunione, ma che per colpa dei fondi non sufficienti molti rischiano di vedersi togliere il bonus Renzi di 80 euro perché il ricavo annuale si alza con l’aumento di stipendio e si perde la priorità del bonus stesso.
Il pagamento degli aumenti in busta paga farebbe quindi scattare per molti dei dipendenti del pubblico impiego, la cancellazione automatica del bonus degli 80 euro concesso a suo tempo dal governo. Gli interessati sarebbero quelli che guadagnano tra i 23 mila e i 26 mila euro annui, ben 363 mila, concentrati soprattutto nella sanità e negli enti locali.
Pare che i punti firmati dal Ministro Madia lo scorso 30 novembre possano essere portati avanti, si aspetta solo che il tavolo dei sindacati trovi un’accordo insieme al Governo.
I sindacati hanno chiarito di non essere disponibili a detrarre la restituzione del bonus dallo stanziamento pattuito per l’aumento di stipendio, che deve essere “non inferiore” a 85 euro medi mensili, come stabilito nell’accordo di novembre.
Il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo ha voluto sottolineare che il bonus degli 80 euro non può essere confuso con l’incremento salariale.