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Fino al 2026 saranno 15 le categorie di lavoratori esenti dall’aumento dell’età pensionabile. In tutto 15-20 mila persone.

Questa è la proposta ufficiale portata dal Governo nella riunione con i sindacati, anche se quest’ultimi lo considerano ancora troppo poco rispetto alla loro richiesta di rinviare di sei mesi l’adeguamento della soglia di età pensionabile. Non verrà posto nessun blocco sulla regola legata alla speranza di vita e ai requisiti previdenziali, il Governo al momento mantiene la sua posizione.

Il vicedirettore della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, sottolinea che è importante non tornare indietro rispetto alla riforma pensioni fatta in precedenza, bisogna preservare dunque l’equilibrio che è stato ottenuto. Il passo da fare non è cambiare la riforma, ma trovare quindi risorse sostitutive.

Anche Tito Boeri, presidente dell’Inps, è contrario allo stop, infatti lancia l’ipotesi di adeguamenti annuali dei requisiti. Entro giugno l’Inps stesso potrebbe fornire dati sulla mortalità delle differenti categorie di lavoratori per differenziare l’età pensionabile. Il Governo si sta muovendo su questa direzione, lasciando che Inps, Istat, Inail, ministeri della Salute, del Lavoro e dell’Economia lavorino per creare dei dati concreti sulle differenze nella speranza di vita in base al lavoro che si svolge.

Attualmente di concreto c’è la previsione del blocco dell’età per le categorie dell’Ape social: operai edili, autisti di gru e di macchine per l’edilizia, conciatori, macchinisti e personale viaggiante, autisti di mezzi pesanti e camion, infermieri e ostetriche ospedaliere turniste, badanti, maestre d’asilo, facchini, personale addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici. Si aggiungono anche le categorie dei marittimi, dei lavoratori siderurgici, degli operai agricoli e pescatori.

I requisiti indicati dal Governo sono: 36 anni di contributi ed aver svolto la mansione gravosa per almeno 6 anni continuativi nell’arco degli ultimi sette. Questa estensione partirebbe effettivamente dal 2019-2020, perché per il 2018 almeno le 11 categorie dell’Ape social possono comunque andare via a 63 anni, con 3 anni e 7 mesi di anticipo.

Alessandro Sartoretto

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