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SBLOCCO STIPENDI STATALI ED EFFETTI SU PENSIONI

da Alessandro Sartoretto | Set 7, 2016 | News

Le intenzioni della maggioranza riguardo lo sblocco dei contatti degli statali e gli effetti sulle novità per le pensioni.

In materia di pensioni l’obiettivo di queste settimane è quello di trovare i fondi per cercare di sistemare le cause che hanno portato all’attuale legge la quale prevede che alcuni lavoratori siano tagliati fuori, per molti anni, dalla possibilità di andare in pensione.
Trovare nuove risorse è il problema principale, in quanto una spending review della spesa pubblica non sarebbe probabilmente sufficiente.

SBLOCCO STIPENDI STATALI ED EFFETTI SU PENSIONIGli ultimi aggiornamenti ci dicono che il premier pensi soprattutto allo sblocco degli stipendi degli statali. Forse è solo propaganda, ma le ultimissime notizie sulle pensioni fanno pensare che le ipotetiche risorse per lo sblocco dei contratti possano essere destinate invece alla creazione di occupazione o alla risoluzione del problema delle pensioni.

Non è facile capire se la questione dello sblocco degli stipendi per i dipendenti statali si concluderà e in quale modo, ma potrebbe avere i suoi effetti anche sulle novità per le pensioni.

Renzi ha annunciato una disponibilità di trovare le risorse economiche necessarie per aumentare gli stipendi dei dipendenti pubblici (sbloccando  finalmente i contratti fermi da 7 anni) ma è da tenere presente che non è stato fatto un piano di recupero di tali risorse perché i soldi per lo sblocco dei contratti non sono stati inseriti nel Def.
È stato ipotizzato di recuperare fondi dalla nuova (terza) revisione della spesa annunciata dal commissario Gutgeld.

La principale attesa, dunque, delle prossime settimane è quella in merito alle risorse economiche che saranno eventualmente rese disponibili e di ottenere dalla Comunità i miliardi necessari per l’applicazione di novità per le pensioni di quota 41 (per cui servirebbero circa 4,5 miliardi di euro), di mini pensione per cui i soldi verrebbero aumentati a 1,5 miliardi di euro, o circa 7,10 miliardi di euro che invece servirebbero per la quota 100 (a modifica più richiesta che tutti i cittadini aspettano). Inoltre l’introduzione dell’assegno universale che è già in vigore in quasi tutti gli altri Paesi europei e che la stessa Europa ha incitato l’Italia ad attuare.

Quest’ultimo, rilanciato più volte dal Movimento 5 Stelle, sembra essere stato messo da parte. I motivi stanno nel costo troppo alto e nell’intenzione di Renzi di dare nuovo impulso a politiche occupazionali attive per chi è rimasto senza lavoro, anche in tarda età, piuttosto che dare soldi, senza che faccia nulla, a chi è rimasto inoccupato, dandogli una sorta di rendita che non avrebbe alcun vantaggio.
In questo caso le azioni più conveniente sarebbero le novità per le pensioni, dato che spingere su nuove politiche lavorative vorrebbe dire creare possibilità di occupazione attraverso il prepensionamento dei lavoratori più anziani che darebbero possibilità di occupazione ai disoccupati e ai giovani.

Attendiamo quindi le rivelazioni delle prossime settimane che chiariranno quali saranno le disponibilità e i piani da realizzare per le pensioni e le discussioni sulle misure da inserire nella nuova norma di Bilancio, da approvare entro la fine dell’anno.

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