Il Governo Gentiloni potrebbe far salire l’età della pensione anticipata e di vecchiaia, tutto questo dopo le anticipazioni sull’aumento dell’aspettativa di vita, che provoca un innalzamento dell’età d’uscita di cinque mesi nel 2019.

Sarebbero dunque necessari 64 anni (o 43 anni e 3 mesi di contributi) per la pensione anticipata, mentre servono 67 anni per la pensione di vecchiaia, rispetto ai 66 e 7 mesi attuali.

Attualmente è la legge del 2011 a mantenere l’uscita per la pensione legata alla speranza di vita, che secondo i dati dell’ISTAT tenderà sempre ad aumentare. Chiaramente i sindacati sono i primi ad opporsi, tra cui anche Cesare Damiano che chiede di eliminare definitivamente questa legge.

Questa ipotesi di eliminare la legge è però ad oggi totalmente scartata, l’unica cosa al quale si può eventualmente puntare è ottenere un aumento moderato dei requisiti di uscita. Forse uno o due anni in meno rispetto ai cinque mesi.

Un’alternativa è anche che gli adeguamenti non avvengano ogni biennio, ma ogni tre anni. Per il 2019 l’uscita anticipata sarebbe garantita ai nati entro il 1° gennaio 1956 ed entro il primo giorno del 1957, per la maturazione dei requisiti dell’anno. Se l’aumento dei requisiti fosse più delicato, ad esempio di un mese, verrebbero compresi anche i nati entro il 1° febbraio dei due anni limite.

Per le pensioni di vecchiaia invece, l’uscita sarebbe per i nati entro la fine del 1952 per la maturazione della pensione nel 2019 ed entro la fine del 1953 per il 2020.

Il tutto verrà discusso nell’incontro tra sindacati e Governo entro la prima settimana di Giugno.

Alessandro Sartoretto