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- Il Codacons ha ha dichiarato illegittimo da luglio 2015 il congelamento dei contratti collettivi del personale pubblico.
- Alessandro Sartoretto
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Il Codacons ha ha dichiarato illegittimo da luglio 2015 il congelamento dei contratti collettivi del personale pubblico.
Era stato già annunciato nel mese di gennaio di questo anno, ma questa volta il Codacons ha davvero presentato il ricorso collettivo contro il blocco degli stipendi nel pubblico impiego al Tar del Lazio. Secondo l’associazione per la difesa dei diritti dei consumatori non è stato fatto proprio nulla nel giro di un anno dopo la sentenza della Corte Costituzionale che dichiarò illecito il congelamento dei contratti collettivi del personale pubblico proprio da luglio 2015.
Sono 2mila i lavoratori che si sono uniti per ottenere la condanna al risarcimento rivolto al periodo compreso tra il 30 luglio 2015 fino ad oggi, chiedendo un indennizzo per compensare il mancato adeguamento del proprio stipendio relativo al periodo tra il 1 gennaio 2010 e il 30 luglio 2015. Una conseguenza che ha portato un’arricchimento senza causa dell’amministrazione, per un totale di 10.400 euro a lavoratore. Si calcola quindi una cifra totale di oltre 33 miliardi di euro se la cifra dovesse essere restituita a tutti i 3,2 milioni di lavoratori.
Codacons ha quindi avvertito enti pubblici, ministeri, regioni, comuni, province e Asl a dare esecuzione immediata alla procedura contrattuale del personale relativa al nuovo triennio 2016-2018. Nella legge di Stabilità per il 2016 sono stati stabiliti dal governo solo 300 milioni di euro.
Il ministro Madia a giugno ha deciso che gli aumenti andranno solo ai lavoratori con i redditi più bassi, con probabile soglia di 26mila euro lordi annui. Martedì il segretario della Uilpa, Nicola Turco, ribadisce il pensiero dei sindacati, secondo il quale il soldi a disposizione non bastano, infatti sarebbe di 7 miliardi il costo di un rinnovo triennale dei contratti, aspettando un nuovo confronto proprio nel mese di Settembre.
Il Codacons è quindi colui che nel frattempo si è mosso, con un ricorso dove si parla di violazione dell’art. 47 bis, D.lgs 165/01 comma 2, dove si impone il riconoscimento ai dipendenti dei rispettivi comparti di contrattazione a decorrere dal mese di aprile dell’anno successivo alla scadenza del contratto collettivo, qualora lo stesso non sia stato ancora rinnovato, di una copertura economica “nella misura e con le modalità stabilite dai contratti nazionali”.
Al Tar viene chiesto di costringere le Pubbliche Amministrazioni a concludere le procedure contrattuali e negoziali relative al nuovo triennio 2016-2018 e ad un risarcimento dei danni quantificato in misura almeno pari euro 200 per ciascun mese di ritardo nel provvedere al rinnovo contrattuale, a iniziare dal 30 luglio 2015 e fino all’effettivo rinnovo del contratto collettivo, oltre ad un indennizzo commisurato alla perdita di potere d’acquisto dello stipendio per gli anni dal 2010 al 30 luglio 2015, con misura non minore a 100 euro per ogni mensilità di stipendio dovuta ad un totale pari a 7.800 euro.
Alessandro Sartoretto
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