Allarme pensione e divario retributivo donne-uomini: un miraggio che durerà vent’anni

Il tema dell’allarme pensione e divario retributivo donne-uomini sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti nel Nordest italiano, dove Friuli Venezia Giulia e Veneto si trovano ad affrontare una sfida comune: sostenere un mercato del lavoro in rapido cambiamento e, allo stesso tempo, evitare che il sistema previdenziale si trasformi in un miraggio per le nuove generazioni. Una condizione che rischia di peggiorare se non si interverrà con politiche decise e immediate, soprattutto sul fronte della partecipazione femminile al lavoro.

Negli ultimi anni, infatti, il divario di genere nei redditi e nelle pensioni non solo non si è ridotto, ma in molti casi appare addirittura destinato ad ampliarsi. La mancanza di un numero sufficiente di giovani lavoratori e la forte discontinuità delle carriere femminili stanno alimentando un circolo vizioso che incide direttamente sul futuro delle pensioni. Da qui l’esplosione dell’allarme pensione e divario retributivo donne-uomini, tema sempre più centrale nelle analisi INPS e nelle valutazioni degli osservatori regionali sul lavoro.

Nordest in affanno: cresce la domanda di lavoratori, ma non l’offerta

Secondo le recenti stime illustrate nel convegno “Strategie e politiche del lavoro per un territorio attrattivo”, entro il 2028 il Friuli Venezia Giulia avrà bisogno di 84.200 nuovi lavoratori per soddisfare le richieste di imprese e pubblica amministrazione. Di questi, solo 9.600 saranno assorbiti dalla crescita economica, mentre ben 74.600 serviranno a sostituire chi uscirà dal mercato del lavoro, principalmente per pensionamento.

Un paradosso evidente: servono lavoratori per coprire i pensionamenti, ma il sistema stesso della pensione rischia di saltare proprio perché non ci sono abbastanza lavoratori attivi. Non a caso torna ancora una volta il tema dell’allarme pensione e divario retributivo donne-uomini, perché senza una maggiore occupazione femminile il sistema non reggerà.

Lo studio previsionale parla chiaro: anche considerando laureati, diplomati e nuovi ingressi dall’estero, nel FVG mancheranno comunque 16.300 lavoratori qualificati. Un gap che non potrà essere colmato senza incrementare la partecipazione delle donne, oggi frenate da ostacoli strutturali come carichi di cura, scarsa valorizzazione del lavoro femminile e difficoltà di conciliazione vita-lavoro.

Il Veneto come il FVG: vent’anni per colmare il divario

L’allarme è condiviso anche in Veneto. La direttrice dell’INPS di Treviso, Roberta Carone, ha dichiarato che serviranno almeno vent’anni per colmare il divario retributivo tra uomini e donne. A parità di mansione, una lavoratrice percepisce in media 30 euro in meno al giorno, che a fine mese diventano centinaia di euro e, nell’arco di una carriera, migliaia di euro in meno di contributi versati.

Un dato drammatico che alimenta ulteriormente il problema dell’allarme pensione e divario retributivo donne-uomini, perché stipendi più bassi significano anche pensioni più basse. Nel settore finanziario, ad esempio, il divario arriva a 70 euro al giorno, mentre nel pubblico impiego le lavoratrici percepiscono circa 101 euro giornalieri contro i 135 degli uomini.

Pensioni più basse per le donne: un rischio sociale crescente

I numeri dell’INPS di Treviso confermano che le pensioni femminili sono significativamente inferiori: 1.488 euro lordi mensili contro i 2.316 euro degli uomini. Una forbice che diventa ancora più preoccupante se si considera l’aumento della durata della vita e il crescente numero di ultra settantenni che richiedono prestazioni collegate alla non autosufficienza.

Il presidente del Comitato provinciale INPS di Treviso, Paolino Barbiero, avverte: senza interventi strutturali, l’Italia rischia di dover fronteggiare tagli alla spesa sociale, innalzamento dell’età pensionabile e una minore tutela sanitaria. In pratica, l’allarme pensione e divario retributivo donne-uomini non è più un tema statistico, ma un problema sociale che potrebbe generare nuove forme di disuguaglianza.

Invertire la rotta: una priorità nazionale

Per evitare che la pensione resti un miraggio, serve un’azione rapida: più servizi per l’infanzia, politiche di conciliazione efficaci, incentivi per l’occupazione femminile e investimenti seri nella formazione dei giovani. Solo aumentando l’occupazione di donne e giovani sarà possibile ridurre il peso dell’allarme pensione e divario retributivo donne-uomini e assicurare un futuro più sostenibile al sistema previdenziale.

Il messaggio che arriva dal Nordest è chiaro: senza una svolta, il divario resterà aperto per vent’anni o più. E con esso, la pensione rischia davvero di trasformarsi in un miraggio.